L’attuale situazione, tra i sindacati militari e le Forze dell’Ordine durante le trattative per il rinnovo del contratto, è preoccupante. Per questi motivi credo sia urgente la sottoscrizione per evitare danni a tutto ciò che negli ultimi decenni si è costruito in termini normativi, culturali ed anche umani.
La buona parte dei sindacati militari, nella ricerca spasmodica dei consensi, ha promesso di attuare una lunga lista di indennità e riconoscimenti economici, senza tener conto che ci sono delle regole scritte e non, come l’equi ordinazione, gli oneri riflessi, i rapporti con l’amministrazione e tra le amministrazioni e soprattutto le cifre. Pur con risorse superiori al passato, le contraddizioni sono lampanti: chiedere di contenere gli aumenti delle indennità accessorie limitatamente al 10% del totale, renderebbe impossibile mantenere le promesse fatte. Durante la cosiddetta “liturgia” dell’apertura del contratto, quando il Governo per la prima volta ha ricevuto i sindacati militari (da quanto si vede e si legge), ci sono state, da parte di questi ultimi, espressioni di timidezza o richieste senza soluzioni. Le foto e i video abbondano, ma senza essere stati preceduti dai risultati. Infatti, oggi sembra che si faccia la voce grossa solo con i Tecnici del Ministero della Funzione Pubblica. L’incontro politico, tra l’altro, è il momento per definire la tabella di marcia, le eventuali carenze a monte, i risultati in generale che si vogliono raggiungere e secondo quali modalità. Per la prima volta, dopo diversi anni, la Presidente del Consiglio, su richiesta del Co.Ce.R., ha incontrato le parti sociali, senza che si sia ricorso a scioperi della fame, come con il Governo Conte o minacce di manifestazioni di piazza come con il governo Renzi. Circostanza nella quale è stato annunciato lo stanziamento di ben un miliardo e quattrocento cinquanta milioni. Nonostante ciò i sindacati militari minaccerebbero di interrompere le trattative perché chiedono di ulteriori risorse senza spiegarne il senso e di rincontrare la Presidente Meloni.
Cosa avrebbe fatto l’USIMAR?
Avrebbe puntato sui riconoscimenti per le specificità dei marinai (come ad es. servizi esterni, servizi notturni, contingentamento, indennità di sommergibilista, riconoscimenti in materia di polizia marittima per la Guardia Costiera ecc…) e chiesto con forza il ruolo del sindacato nelle trattative. Invece sono solo stati chiesti distacchi e permessi a favore dei sindacalisti, senza rivendicare il proprio ruolo al Governo durante la stesura dei decreti attuativi dai quali sono stati ignorati. Senza l’obiettivo di favorire l’ampliamento della “forza sindacalizzata” quell’unica richiesta è fine a sé stessa.
Affidarsi a chi ha fatto “campagna acquisti” denigrando i risultati altrui, ostentando competenze che di fatto si scontrano con inesperienza e non conoscenza di dinamiche, norme e consuetudini, dà il risultato di danneggiare le politiche sul personale.
A fronte di questi atteggiamenti le critiche, in parte fondate, dei sindacati di polizia erano fisiologiche. Dopo anni di fatica per raggiungere l’equi ordinazione, eliminando (almeno sulla carta) ogni forma di sperequazione con le forze di polizia ad ordinamento civile, quest’ultime, a fronte di ciò chiedono la separazione dei comparti civili e militari. Co.Ce.R. e sindacati di polizia hanno ottenuto insieme importantissimi risultati. Il blocco della legge Fornero, i contratti, lo sblocco stipendiale, la battaglia unita per la liberazione dei marò, ecc…. Oggi, con poco più di 1.000 iscritti, si vorrebbe sfidare organizzazioni con esperienze quarantennali che conoscono il sistema stipendiale dei militari meglio dei sindacati militari stessi? Cosa si pensa di ottenere? Una firma in tempi brevi eviterà di peggiorare i rapporti sindacali aprendo riforme pensionistiche e contrattualizzazione della dirigenza. Altresì necessita mettersi veramente in discussione per correggere una legge sindacale nata male, che si sta attuando peggio ed in parte. Tutto ciò nonostante Co.Ce.R., Ministero della Funzione Pubblica e alcuni sindacati avessero profetizzato, ciò che oggi sta accadendo. La posta in gioco per il futuro del personale è troppo alta perché si scommetta sullo “scopriremo solo vivendo”.